Riflessione

di Enrico Manieri - Henry62

E' bastato che i terminali battessero la notizia che una coppia di ragazzi di 27 e 22 anni è stata rinvenuta cadavere in un bosco di Bagno a Ripoli da un motociclista che faceva del motocross, perchè nell'immaginario collettivo si risvegliasse il terribile ricordo degli omicidi del Mostro di Firenze.
Gli investigatori parlano di omicidio-suicidio di due ragazzi che stavano lasciandosi definitivamente dopo essere stati fidanzati.
E' stato trovato un biglietto del ragazzo, che avrebbe ucciso la ex-fidanzata a coltellate per poi suicidarsi, tagliandosi la gola con tre coltellate. Notizia terribile, che lascia sgomenti, ma che induce ad una riflessione.
La notizia è rimbalzata in rete e sui canali informativi e ha diffuso subito il terribile ricordo delle 16 vittime che insanguinarono le colline di Firenze, le "dolci colline di sangue".

Questa vicenda ha dimostrato che, nonostante un'inchiesta durata 40 anni (o forse proprio per quello), il trauma nella società civile è ancora vivo, apparentemente assopito dalla preoccupazione per la crisi economica, dalle vicende politiche e dalle tragedie del XXI secolo, ma pronto a risvegliarsi alla prima notizia che ricolleghi Firenze all'omicidio di una coppia di giovani ragazzi.
E' una brace che cova sotto la cenere, pronta a ritornare ad ardere violentemente non appena scoperta.
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Nonostante gli anni trascorsi, i processi, la morte di tutti i "Compagni di merende", la gente comune irrazionalmente ha reagito alla notizia in un unico modo istintivo: è tornato il Mostro!
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Nell'immaginario collettivo il Mostro è ancora in agguato nei boschi di Firenze, queste reazioni lo dimostrano, e difficilmente questa immagine stereotipata, mitizzata nella crudeltà dei suoi delitti e delle escissioni, potrà essere superata.
Mi pare quindi importante dedicare in questo blog, che parla delle vicende criminali del cosiddetto Mostro di Firenze, una riflessione su questo tema: il Mostro di Firenze è una figura che si sta mitizzando e che non potrà mai scomparire completamente.
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Quando una figura criminale diviene mito, perverso ma pur sempre mito?
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La mia risposta è che il primo requisito è che sia inafferrabile, il secondo che sia un efferato portatore del male e, terzo elemento, che sia "senza tempo".
Nell'immaginazione popolare il Mostro di Firenze sta divenendo un archetipo che, nonostante il trascorrere inesorabile del tempo, la gente immagina non invecchiare, non morire e che continua a rappresentare l'essenza del male, nelle vesti del sadico psicopatico o del freddo serial killer, ma che difficilmente trova rappresentazione nel branco sgangherato di criminali comuni alcolizzati e frequentatori di prostitute di strada.
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Quella del Mostro non è una figura che si può immaginare razionalmente, ma è una sorta di "uomo nero", che ci terrorizzava nella prima infanzia, divenuto incubo dell'età matura.
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Nel sentire comune il Mostro di Firenze non è frutto di razionalità, ma incarna le nostre paure più nascoste, perchè anzichè restare sull'orlo dell'abisso, ha guardato nell'abisso e l'abisso è in lui.
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Mi pare però significativo sottolineare che in pochi abbiano realmente pensato istintivamente che il Mostro di Firenze fosse morto o dietro le sbarre...
Per la gente comune il Mostro è ancora fra noi.
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